giovedì 25 luglio 2013

Amarsi come bambini


Avevo detto nell'ultimo post, che il blog andava in vacanza, ma proprio stamattina mi è capitato di leggere un articolo di Tiziano Bellucci, grande studioso e divulgatore dell'antroposofia, scienza filosofica introdotta all'inizio del secolo scorso da Rudolf Steiner.
Nell'opera di Steiner grandissima parte hanno gli angeli. Non tutto ciò che egli scrive può essere condivisibile, ma la grande parte delle sue idee in proposito coincidono con la realtà che proprio gli Angeli hanno rivelato ad Andrea ed Emanuela.
Vi riporto, così com'è, questa bellissima riflessione di Bellucci e vi invito a lasciare un vostro commento.


AMARSI COME BAMBINI

Spesso si crede che "volersi bene", sia concedersi benessere fisico e egoico.
Soddisfare i piacere del corpo e dell'anima: godere delle proprie necessità.
Invece "Amarsi" non è soddisfare i propri egoismi e desideri.
Spesso "l'amore di sé" viene equivocato in "soddisfazione dei propri egoismi".
Quando il vero amore di sé è curare la propria parte spirituale, il proprio io interiore, così ignorato, così inconosciuto.
Quell'io che ha un solo desiderio: essere riconosciuto come parte di Dio nell'uomo.
"Amarsi" è rivolgere le proprie cure verso questa parte divina di noi stessi che attende di essere liberata dalle catene degli automatismi, dei bisogni a cui è sottoposta da quando penetra in un corpo terrestre.
Liberata da ciò che si chiama "desiderio": vana e illusoria richiesta, soggezione dell'anima immatura.
"Amarsi" è "prendersi cura" della propria evoluzione come essere spirituale.
Un individuo che si concede egoisticamente ogni sorta di vizi e capricci non si ama, anzi, fa del male alla sua salute e a la sua anima.
Uno "che si ama" dovrebbe tendere a voler diventare migliore di ciò che si è. Chi si piace "così come è" appartiene a coloro che si fanno del male, e quindi non si ama.
Si tratta di amare quel bambino interiore che geme, e che attende di essere partorito da noi stessi. Di prendersi cura dello spirito che vive in noi.
Il primo passo è impegnarsi a conoscere il mistero dell'io, dello spirito divino nell'uomo e nell'universo.


Juan Segundo


lunedì 22 luglio 2013

Oggi vi racconto una storia vera

Oggi vi voglio raccontare una storia.
la foto è tratta da questo sito

È una storia vera perciò, come si fa sempre in questi casi quando il protagonista per un motivo o per un altro non può dare il suo assenso alla pubblicazione, i nomi e i luoghi saranno cambiati.

Voi che siete pronti di spirito in certe cose, leggendo la storia capirete subito cosa c'è sotto.
La storia si svolge molti anni fa, diciamo una trentina, e ha per protagonista Linda, una diciannovenne che, appena terminata la scuola, decide di fare un viaggio in Inghilterra.
Non conosce praticamente niente di quel paese, né ha mai avuto esperienza di come prendere un aereo. Sa solo che con un treno deve arrivare ad una stazione ferroviaraia, che da qui deve prendere un altro treno che la porterà all'aeroporto e poi in volo per la sua destinazione.
È mattina presto e Linda si trova in questa stazione, prima tappa del suo viaggio. Cerca tra i tabelloni orari il treno che dovrà prendere per l'aeroporto ma si rende conto che la cosa non è semplice come credeva (parliamo di trent'anni fa, quando non tutto era informatizzato come ora!).
Sta per avvicinarsi ad un addetto alle ferrovie per chiedere informazioni, quando vede due signori anziani fermi vicino a lei sotto il tabelone. Qualcosa le dice di chiedere a loro, e così fa: quei due le fanno subito simpatia e, soprattutto, sente che può fidarsi.
Si presenta, spiega la sua situazione e chiede cosa deve fare.
- Ragazza, anche noi dobbiamo andare a Londra e forse proprio col tuo stesso volo. Se ti va unisciti a noi!
Linda non si fa pregare due volte e si unisce ai due anziani.
Le sembra di vivere in una favola, come quando la mamma da piccola le raccontava che esistono persone tanto buone e gentili al mondo, e che spesso queste persone vengono dal cielo per prendersi cura degli uomini. Finché era stata una bambina aveva creduto a questi racconti; poi le esperienze le avevano mostrato anche l'aspetto meno poetico della vita e sentir parlare di certi avvenimenti la lasciavano scettica.
Ora però a Linda sembrava di esser tornata bambina e di sentire, accanto a quelle due persone, ancora una volta quel senso di protezione. Il loro modo di parlare e di muoversi emanava pace e serenità: era come se un fiume d'amore passasse da loro a lei. Vicino a loro, sul treno e poi sull'aereo per Londra, si sentiva protetta: era sicura che nulla le sarebbe potuto capitare!
Una volta giunti nella capitale britannica, Linda salutò i due anziani signori e si dedicò alla conoscenza della città. Furono due settimane molto interessanti e rilassanti; visitò palazzi, musei, piazze, monumenti che prima aveva visto solo nelle fotografie dei libri.
Quando arrivò il momento di ripartire, Linda si rese conto che sarebbe arrivata all'aeroporo in Italia in piena notte e che lì non avrebbe proprio saputo come fare per tornare a casa.
Le sembrò che il mondo le crollasse addosso, anche se non era niente di irreparabile: in qualche modo avrebbe fatto. Ma il pensiero di quello che doveva affrontare la rendeva molto inquieta.
Chiamò la compagnia aerea per farsi cambiare il volo ma, essendo un periodo festivo, non c'era alcuna possibilità.
Ormai era rassegnata a dover affrontare sicuramente qualche disagio.
Ma il giorno prima di partire, all'improvviso, arriva una telefonata in albergo: le avevano trovato un posto su un volo che arrivava in Italia al mattino!
Si ritrovava così anche ad avere una mezza giornata in più per vedere qualche altra cosa e decise di andare a vedere il cambio della guardia a Buckingham Palace.

Mentre aspettava in un angolo della grande piazza che arrivasse l'ora della cerimonia più famosa al mondo, ebbe la stessa senzazione provata il giorno della partenza dall'Italia alla stazione: sentiva un senso di protezione e d'amore. Si voltò e, poco distanti, vide i due signori anziani che l'avevano aiutata ad arrivare a Londra!
Linda corse verso di loro, quasi non volesse farseli scappare, li salutò e comunicò loro che sarebbe partita l'indomani.
- Bene, le dissero, anche noi partiamo domani e proprio col tuo stesso volo!
Naturalmente la felicità di Linda fu grande.
L'indomani presero insieme l'aereo, poi la riaccompagnarono fino alla stazione dove si erano casualmente incontrati e da dove tutta la storia era cominciata.
A distanza di trent'anni Linda, ormai moglie e madre di famiglia, ogni volta che ripensa a quella storia è sempre più convinta che quei due signori anziani fossero veramente angeli, proprio quelli di cui le parlava la mamma quando lei era piccola.
E con questo è tutto.
E voi, avete qualche storia (vera!) che è capitata a voi o a persone che conoscete e che volete raccontare?
Potete scriverla nei commenti, o sulla pagina facebook o su Twoorty. E magari noi potremmo raccoglierle tutte e pubblicarle su queste pagine. 
Con questo post Il tuo angelo parla si prende un po' di vacanza. Ci rivediamo fra qualche settimana, ma voi, nel frattempo continuate a seguirci e a scriverci. Risponderemo a tutti!

Juan Segundo














lunedì 15 luglio 2013

Abbiamo tutti bisogno di qualcuno da amare

Chi di voi non conosce il film The Blues Brothers?
Per farla molto breve, è la divertentissima storia di due fratelli, Jacke ed Elwood (appunto i fratelli Blues) che hanno avuto una vita abbastanza... travagliata e ora si trovano, dopo l'uscita di prigione di Jacke, a dover ricomporre la loro vecchia blues band per racimolare i 5000 dollari che l'orfanatrofio dove sono cresciuti deve allo Stato, pena la chiusura. Quest'idea è ispirata direttamente dall'alto dei cieli, durante un culto in una chiesa battista, dove Jacke viene materialmente illuminato. Nel mentre i Blues Brothers sono in giro a cercare i vecchi componenti per rimettere insieme la band, si fanno anche parecchi nemici, a cominciare dalla polizia, e da questi vengono rincorsi per le strade dell'Illinois.
Finalmente riescono ad esibirsi in uno straordinario concerto al Palace Hotel, sul Lago Wazzapamani (nome inventato), e ad avere i soldi che servono. Dopo un lungo, spettacolare e divertentissimo inseguimento, i fratelli Blues arrivano all'ufficio imposte di Chicago e portano a compimento la loro missione, saldando il debito a nome dell'orfanatrofio. E vengono arrestati e portati in prigione.
Il film, a cui hanno partecipato artisti del calibro di Ray Charles, Aretha Franklin, Cab Colloway, James Brown, John Lee Hooker oltre naturalmente a John Belushi e Dan Aykroyd (i protagonisti), ebbe un successo enorme per ciò che riguardava la parte musicale: tutti i pezzi della colonna sonora, classici e non, divennero hit e lo sono ancora oggi. Inoltre per diversi anni la band del film (composta da veri e famosi musicisti) fece il giro del mondo esibendosi in concerto. Nel 2004  la BBC ha proclamato, dopo un sondaggio tra gli esperti, la colonna sonora del film la più bella di sempre della storia del cinema.

Ma perché visto raccontando queste cose?
Perché qualche giorno fa, riascoltando per l'ennesima volta il cd musicale, mi sono soffermato in modo particolare su uno dei pezzi finali, quello clou della narrazione, eseguito al palace Hotel davanti a migliaia di persone, tra cui tutti i nemici dei Blues Brothers. Si tratta di Everybody needs somebody to love.



Il testo della canzone ad un certo punto dice:
Sapete gente, quando trovate quel qualcuno
tenete stretta quella donna
tenete stretto quell’uomo
amatelo, abbracciatelo,
stringetela, coccolatela, abbracciatela
stringete e coccolate quella persona
datele tutto il vostro amore
dimostrate i vostri sentimenti con ogni carezza
perchè é così importante avere quel qualcuno speciale
da abbracciare, baciare, pensare, stringere e coccolare
Tutti hanno bisogno di qualcuno tutti hanno bisogno di qualcuno da amare.
Ecco: tutti abbiamo bisogno di qualcuno da amare.
Non per egoismo, non per sentirci utili, né per non sentirci soli o per soddisfare la nostra voglia di compagnia.
Ma, al contrario, per far crescere l'Amore. In noi, negli altri, nell'universo.
Per obbedire a chi, dall'alto dei cieli, ogni momento, ogni istante ci fa dono del suo Amore immenso, gratuito.
Per creare un reticolo d'Amore nel mondo, con cui collegare ogni anima.
Per far sì che l'Amore diventi il collante che unisce sempre più persone. E più troviamo qualcuno da amare, qualcuno che ha bisogno di essere amato, più cresce in noi l'Amore, perché Dio continua a riempire senza sosta le anime che si sono date questo compito. 
E anche per sconfiggere la parte di noi (e degli altri) che fa resistenza a quest'amore.
Succede come con i muscoli del nostro corpo: se non li utilizziamo si atrofizzano, non servono più, muoiono e fanno morire quelli vicini. Se, invece, li teniamo sempre in allenamento, anche con poco, continueranno a sostenerci, a farci compiere i gesti quotidiani, a darci la salute.
Amando, sconfiggiamo il male che atrofizza la nostra anima.
Amando, diamo la salute spirituale a noi, agli altri, al mondo.
Amando, prepariamo il campo all'arrivo dell'Amore, così come gli Angeli stanno annunciando in questi ultimi tempi.
Noi abbiamo ricevuto da Dio la grande responsabilità dei nostri fratelli e siamo sulla terra per elevare le vibrazioni dell'Amore per la salvezza di tutti.
Aiutati in questo compito dagli Angeli, esseri di luce e d'Amore, usciamo da noi stessi e andiamo a cercare quel qualcuno da amare che, da qualche parte, aspetta proprio noi.

Juan Segundo

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* Purtroppo in questo momento Blogger non fa inserire direttamente il filmato, ma cliccando sul link sarete reindirizzati al brano.



venerdì 12 luglio 2013

Il diavolo, questo (s)conosciuto

si sdrammatizza un po'!
L'argomento dell'articolo di oggi doveva essere un altro, ma una discussione sulla pagina facebook del gruppo che è nato attorno ad Andrea ed Emanuela e al loro libro Il tuo angelo parla, mi ha convinto a dire anche la mia opinione.
Queste poche righe non vogliono essere un chiarimento sull'argomento, visto che io non sono né Andrea né Emanuela, né tanto meno faccio da loro portavoce, ma sono semplicemente il gestore di questo blog.
Diciamo che ho voluto esprimere la mia idea su un argomento importante e sicuramente controverso: esiste il diavolo come persona o esiste solo il male come espressione dell'animo umano?
Ricapitolo per sommi capi la discussione che potete trovare per intero alla pagina indicata sopra.
Il post di partenza era questo:
Messaggio Angelico: Molti guarderanno la stessa cosa e riferiranno molte verità invece di vedere quel che è reale. E' l’Umano che ha il pieno controllo di tutta l’oscurità, evocando il peggio del peggio perché vi ci si sguazzi dentro credendoci. E’ tutto dell’Umano. Come ci si sente ad essere abbindolati così? E quando lo siete, dite: “E’ stato il diavolo”. No. E’ l’Umano che ha preso il potere da un livello molto profondo e basso. Guardate la vostra storia, o quello che sta succedendo in alcune zone, sul pianeta, Non troverete il diavolo, là. Troverete, invece, il male nella libera scelta degli Umani che lo stanno facendo lavorare per loro. Non ci guardate, ed ancora una volta siamo qui ad indicarvi la via, Cercate Dio in tutte le sue forme..aprite il cuore alla luce, unitevi e pregate affinchè la menzogna venga estirpata dal profondo, non è tutto male ciò che vogliono farvi vedere, e non ce bene dove si parla troppo di Noi, contano le azioni, i gesti e ciò che ognuno riesce a fare dal momento in cui si sveglia a quando si addormenta ed oltre....figli cari e fratelli restate uniti operando il bene poichè solo così saprete capire quale direzione prendere....
A questo punto l'intervento di una persona ha scatenato la discussione. Richiamandosi alle dichiarazioni di un esorcista molto conosciuto nella chiesa cattolica e fuori, egli ha detto che il diavolo esiste, che, anzi, è egli stesso colui che sta dietro a messaggi ed apparizioni angeliche e che le uniche apparizione "vere" sono quelle attribuite alla Madonna.
Con ciò ha chiaramente affermato che ciò che viene rivelato dagli angeli ad Andrea ed Emanuela sarebbe di derivazione demoniaca e che solo in quello che viene approvato dalla chiesa cattolica c'è la verità.
Partiamo da quanto riportato in un commento al post, dove viene richiamato il versetto biblico contenuto nel Padre Nostro e riferito alla tentazione diabolica.
Già solo per riportare il passo, dobbiamo fare una premessa: la traduzione cattolica è diversa da quella evangelica (protestante) e perciò sembrerebbe avere una sottolineatura diversa.
Ecco traduzione cattolica: e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male; mentre quella evangelica riporta: e non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno.
Ci troviamo di fronte a due versioni apparentemente discordanti.
Ma, da un punto di vista linguistico, potrebbero essere corrette tutte e due. Infatti il termine eisphero (uso la traslitterzione dal greco in caratteri latini) è composto da "eis" e "phero" e può significare "portare in, verso, a, per", in base a come traduciamo il termine "eis". Perciò se accettiamo il significato di "portare in" abbiamo "indurre in tentazione", se invece accettiamo quello di "portare verso", o "portare a", abbiamo "esporre alla tentazione". La traduzione interconfessionale dice: "non condurci in tentazione". Perciò il senso del versetto è di pregare il Padre affinchè non ci metta in situazioni tali da essere tentati da Satana, e anzi di "rusai apo tou ponerou", "liberarci da (il) maligno" (traduzione letterale). 
Il problema nasce quando dobbiamo dire chi è Satana. 
Sappiamo che la Bibbia è una grande commedia (nel senso di testo di una rappresentazione) in cui i vari scrittori, nel tempo, hanno voluto trasmettere, da parte di qualcuno, insegnamenti sulle cose del mondo (a quei tempi) passato, presente e futuro. E questo è avvenuto sia raccontando fatti realmente accaduti; sia dando un significato particolare ad eventi capitati a loro o ad altri vicini a loro; sia fissando per iscritto quello che fino a quel momento era stato trasmesso oralmente nel popolo ebraico. Non dobbiamo mai dimenticare, infatti, che la Bibbia è la Scrittura Sacra di un popolo, quindi è l'esperienza del divino che quel popolo ha ricevuto e fatto (come poi, l'uomo abbia interpretato la Bibbia è un altro discorso). Ed è la stessa Bibbia che conferma che quell'Entità perfetta, piena e coinvolgente che chiamiamo Dio d'amore, ha già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti (Ebrei 1,1), cioè si è rivelato non solo a quello ebraico, ma a tutti i popoli della terra parlando loro in base alla loro cultura, lingua, capacità di comprensione. Perciò ogni religione ha diritto di esistere. Pensiamo solo al fatto che i passi che noi conosciamo come "il discorso della montagna" o la maggior parte dei cosiddetti "comandamenti" dell Antico Testamento sono presenti nella principali Scritture Sacre del mondo.
Quando sentiamo nominare, allora, Satana siamo sicuri che si tratti di una persona realmente esistente (anche se magari in forma eterea, incorporea, come gli angeli) o possiamo presumere che si voglia così personificare il male a cui il bene contende la supremazia sul mondo? Proprio come avveniva nelle antiche commedie greche in cui persino i concetti astratti diventavano personaggi, maschere, per essere meglio identificati dal pubblico?
Io propendo per quest'ultima ipotesi, ma sono pronto ad ascoltare qualsiasi altra idea anche contraria.
Nell'antichità era difficile per gli uomini immaginare qualcosa che non fosse tangibile, pensiamo anche solo a come lo stesso Dio venga antropomorfizzato (venga cioè descritto simile ad un uomo) . Dice il libro dell'Esodo (cap. 33) Aggiunse il Signore: «Ecco un luogo vicino a me. Tu (Mosè) starai sopra la rupe: quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere». Per gli antichi, Dio era un essere che potevi anche incontrare per strada, anche se era meglio se non lo fissavi negli occhi!
Potremmo prendere tantissimi passi della Bibbia in cui si parla di questo argomento e in tutti avremo gli stesi contenuti. Con ciò non voglio naturalmente dire che Dio sia solo un'invenzione dell'uomo o un'esteriorizzazione dei comportamenti umani.
Se possiamo usare questa terminologia con Dio, perciò, possiamo dire lo stesso di Satana. Anche se di lui si parla come di una persona, di un essere autonomo (Gesù scacciava i demoni), il linguaggio usato e i vari contesti rimandano più al significato di qualcuno o qualcosa che è la materializzazione del male che c'è nell'uomo e che si manifesta quando usa malamente del suo libero arbitrio.
Io sono, come tutti voi, al di qua del velo, dello specchio, e non ho la verità in tasca in queste cose; anch'io come voi sono nella condizione dei Corinzi a cui Paolo dice: Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto (1Cor 113,12).
Ma c'è chi queste cose le conosce bene, perché è stato scelto proprio per rivelarle a tutti noi.
E perciò voglio chiudere con le parole di Emanuela, che faccio mie: il demonio è l'essere terreno nel momento in cui tramite il libero arbitrio sceglie di servire il male (da un commento alo stesso post su FB).  


Juan Segundo

venerdì 5 luglio 2013

Del peccato e della vicinanza angelica

Leggo spesso commenti sui social network, o sento discorsi di persone durante incontri o semplicemente per strada, in cui si fa riferimento al fatto che non tutti sono degni di parlare con gli Angeli o di sentirne anche solamente la presenza. E ci si scandalizza addirittura quando si discute del fatto di poter parlare con Gesù.
La motivazione data a quest'affermazione è che chi è peccatore non può parlare con gli Angeli perché incapace di entrare in contatto con esseri così puri e spiritualmente trasparenti.
D'altra parte sin da piccoli hanno insegnato che chi è cattivo (peccatore) non è degno di accostarsi ai sacri misteri né tanto meno di poter avere la protezione degli Angeli e di Gesù. Ci sarebbe da rispondere subito che proprio perché gli uomini sono peccatori hanno bisogno della vicinanza di esseri misericordiosi.
Racconta il vangelo che: Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.  Andate dunque e imparate che cosa significhi: 'Misericordia io voglio e non sacrificio'. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». (Mt 9, 10-13)
Gesù, infatti, è venuto per i peccatori, perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. (Gv 10,10).
Ma cos'è il peccato?
Partiamo con un esempio. A me piacciono molto i giochi che richiedono precisione: tiro con l'arco, freccette, biliardo, golf, bocce... . Sono tutti giochi in cui bisogna avere ben presente qual'è e dov'è il bersaglio, e cercare di centrarlo. Bisogna fare cioè una scelta e perseguirla.
Nella vita è lo stesso: dobbiamo avere ben in mente qual'è il nostro bersaglio, la nostra meta, il luogo verso dove vogliamo andare. È chiaro che stiamo parlando di vita spirituale, perciò non dobbiamo pensare al posto dove vorremmo andare in vacanza, ma alla scelta basilare, alla cosiddetta opzione fondamentale: riconosciamo l'esistenza di qualcosa che ci trascende? O pensiamo che tutto si risolva su questa terra nelle cose che vediamo e tocchiamo?
Una volta fatta questa scelta (Dio o il nulla) allora possiamo cominciare a parlare di peccato. 
Il viaggio della vita che compiamo ogni istante di ogni giorno ha come meta l'amore di Dio, nel suo duplice significato: conoscere l'Amore che Dio ha per noi, e farlo crescere riversandolo nei nostri fratelli.
Infatti come per un bicchiere, una bottiglia, un recipiente qualsiasi, se questo è pieno non può ricevere altro liquido, nello stesso modo non possiamo ricevere sempre nuovo Amore da parte di Dio se lasciamo stagnare in noi quello che abbiamo ricevuto. E come anche l'acqua più pura, se lasciata ferma, inutilizzata, alla fine farà la muffa e diventerà imbevibile, così l'Amore di Dio in noi, se non fatto passare oltre, perderà le proprie caratteristiche.
Dicevamo della vita.
L'abbiamo paragonata ad un viaggio. Un viaggio che ha una meta: la conoscenza di Dio; un carburante per il mezzo con cui ci muoviamo (la nostra anima): l'Amore di Dio; tanti bivi: le scelte che quotidianamente ci troviamo a fare, i bersagli che dobbiamo cogliere. 
E sono queste scelte che ci avvicinano o ci allontanano dalla meta.
Spesso, pur sapendo che fare qualcosa, o non farla, ci fa deviare dalla strada principale, decidiamo ugualmente per il sì.
Il peccato è proprio questa deviazione che facciamo dalla strada principale: diciamo   quando dovremmo dire no. Accettiamo di farci trascinare su sentieri sconosciuti, non illuminati dalla luce di Dio. È come se, di volta in volta, mancassimo il bersaglio.



Sappiamo che Gesù dice Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me (Gv 14,6) e ancora Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me (Gv 16,14). Solo lui, la sua parola vera, può guidare l'anima di chi vuol immergersi nell'Amore di Dio in questo viaggio continuo di purificazione.
Quindi pensate forse che chi ha peccato (e chi è che non pecca ogni giorno? chi è che non prende una deviazione pericolosa?) non sia degno di avere la guida di Gesù?
Proprio nei vangeli si legge che Gesù sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. (Mc 6,34)!
E se questo è l'operare di Gesù, che avvicina chiunque, specie i peccatori, possiamo pensare forse che gli Angeli, messaggeri di Dio, non facciano lo stesso? Che chi pecca non sia degno di parlare con loro, di non avere la gioia della loro presenza costante?
D'altra parte è proprio la parola di Gesù, l'ammonimento degli Angeli, che ci fa capire che abbiamo peccato, abbiamo sbagliato strada; e ci riconducono sulla retta via.
Gli unici che non potranno avere questa gioia sono coloro che rifiutano completamente la parola di salvezza e scelgono di fare un'altra strada, di avere un'altra meta. Sono quelli che rifiutano l'Amore di Dio: per quelli, e solo per quelli, non c'è salvezza, non ci può essere vicinanza degli Angeli, perché loro stessi hanno fatto questa scelta, si sono chiamati fuori. Lo dice Gesù stesso: Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata (Mt 12.31).
Non sono gli Angeli ad essere cattivi, in questo caso, ma gli uomini a rifiutare la loro presenza.
Allora, c'è ancora qualcuno che pensa che se non siamo già santi non possiamo vivere con gli Angeli e con Gesù?

Juan Segundo