giovedì 26 settembre 2013

L'uomo, gli Angeli e la ricerca di Dio (4)

Continuiamo con la nostra riflessione sull'uomo, gli Angeli e la ricerca di Dio. *
Dio, dicevamo, abita in ognuno di noi, cosicché possiamo ascoltare sempre la sua voce.
Basta avere il coraggio di fare le domande.
Qual'è allora il ruolo degli Angeli in tutto ciò?



Sappiamo che gli Angeli sono della stessa essenza di Dio (quindi anche della nostra).
Ma allora cos'è che distingue Dio, gli Angeli e noi?
Faccio un esempio che potrebbe sembrar sminuire il discorso spirituale, ma che invece rende bene, secondo me, la realtà.
I diamanti sono la modificazione cristallizzata del carbonio puro, formatisi in milioni di anni.
Anche il quarzo ialino ha la stessa composizione, così come la grafite, l'anima nera della matita per intenderci.
Perché allora il diamante ha quella forma, dimensione e purezza che è diversa da un quarzo e, soprattutto, dalla grafite? Cosa lo rende immensamente più bello a vedersi e, naturalemente,  più costoso?
Non sono un chimico e la mia conoscenza della materia è minima, ma posso dire che ciò che conta non è di cosa sono fatti questi tre oggetti, ma di come sono fatti. La differenza è essenzialmente dovuta a come le molecole di carbonio sono legate tra loro e al loro grado di purezza, cioé ad eventuali sostanze che 'sporcano' il componente base.
Io penso che lo stesso filo di pensiero possiamo utilizzarlo nel nostro ragionamento.
Dio è il diamante più puro che esista, un diamante talmente puro da poter assorbire la purezza di ogni cosa nell'universo.
Gli Angeli sono fatti della stessa essenza di Dio, ma non raggiungono mai la sua purezza, non perché non siano puri, ma perché sono anch'essi creature di Dio e quindi inferiori a lui.
Noi siamo come la grafite, anche noi della stessa sostanza di Dio e degli Angeli, ma senza la loro purezza, perché essendo creature incarnate siamo soggetti a tutto ciò che la vita quotidiana ci porta.
In questa scala, noi aneliamo sempre ad andare in alto (non in senso fisico, ma spirituale!) perché sentiamo che c'è qualcosa che ci manca, qualcosa che dovremmo avere ma non abbiamo. Sentiamo il richiamo ad elevare il nostro spirito, a poter vivere di quell'Amore che è il segno distintivo di Dio e quindi degli Angeli. E più la nostra condotta è lontana da quell'Amore, più non riusciamo neanche a mettere il piede sul primo gradino della scala.
Paolo, scrivendo ai Corinzi (1 Cor 13,1), non invita i cristiani a diventare saggi come gli Angeli, ma ad avere la carità, l'agape, l'Amore così come Dio l'intende.
In questo momento non ci interessa vedere cosa l'apostolo vuol intendere quando parla di carità, di agape, ma ci interessa capire che neanche gli Angeli sono il nostro obbiettivo.
Ciò a cui dobbiamo tendere, nell'insieme delle nostre vite, è a ricongiungerci con Dio stesso, il quale è purezza, è energia positiva, è, in altre parole, Amore.
Giovanni scrive nella sua prima lettera al capitolo 4 (versetti 7 e 8): Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. 8 Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.
Ma torniamo al nostro discorso.
Perché Dio avrebbe creato gli Angeli, creature simili a Lui e un gradino superiori a noi?
La Bibbia (e tutte le altre scritture sacre delle altre fedi) ci dice che ciò è stato fatto proprio perché potessero essere degli intermediari. Perché potessero indicarci la strada verso il ritorno a Dio. Perché potessero essere loro stessi una scala.
Allora capiamo che questi Esseri non hanno (solo) il compito di proteggerci, di farci da 'custodi', ma soprattutto di darci insegnamenti, suggerirci strade 'personalizzate' nel percorso accidentato della vita.
Se restiamo (solo) all'immagine dell'angeluccio che mette la sua mano sul bambino nella culla; se li vediamo (solo) come coloro che salvano una persona da un terribile incidente; sbagliamo completamente e ci perdiamo il vero significato della loro presenza.
Se l'Angelo protegge il bimbo nella culla è solo perché un domani possa guidarlo a grandi conquiste.
Se l'Angelo afferra per i capelli qualcuno da un grave incidente, è solo perché vuole che quella persona prenda coscienza di quanto è importante la sua vita e di come deve indirizzarla.
Disegnamo pure i cuoricini quando parliamo degli Angeli, ma riempiamoli di carità, agape, Amore, altrimenti questi saranno solo pieni d'aria e scoppieranno al primo vento contario.
Abbiamo messo un altro tassello nel nostro dialogare.
La prossima volta faremo ancora un passo avanti.

Juan Segundo
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* qui l'articolo precedente.
 

mercoledì 25 settembre 2013

L'uomo, gli Angeli e la ricerca di Dio (3)

Noi abitiamo in Dio e Dio abita in noi
Veniamo alla terza parte dell'articolo su quel che riguarda l'uomo, gli angeli e la ricerca di Dio. *

Dunque, c'è una battuta di Corrado Guzzanti che fa più o meno così: la risposta (alle domande della vita) non la devi cercare fuori, nel mondo, perché la risposta è dentro di te. Epperò è sbagliata.

Ecco, i comici e gli umoristi, quelli veri, sono in grado di farci riflettere e anche ridere e sorridere perché riescono a trovare l'essenza delle cose e a mostrarcela con una frase , una smorfia, un alzare di sopracciglio.
Qui la verità che sta sotto la battuta di Guzzanti è profonda, profondissima, di quelle che dovrebbe farci fermare, riflettere e prendere decisioni importanti.


Perché... 

noi siamo uno e noi siamo tutto
noi siamo (tutti) un corpo solo e ognuno di noi ha un corpo
noi abitiamo in Dio e Dio abita noi.
In ebraico, la lingua originaria dell'Antico Testamento cristiano, il termine Dio è scritto elhoim, forma plurale di un altro termine che significa, appunto, Dio, la divinità.
Sarebbe lungo e tedioso parlare qui delle particolarità della lingua di Abramo. Quello che mi preme far notare è che molti ebrei traducono quel termine, plurale, con tutta la divinità, come a dire che esiste un solo dio e questo assorbe ogni altra divinità possibilmente esistente e ogni altra cosa creata: tutto è divinità, la divinità assorbe ogni cosa.
Fin qui il dato oggettivo. Vengo ora alle mie riflessioni.
Dio, tutta la divinità, crea ogni cosa da se stesso, prende dalla propria essenza, dalla prorpia energia e materializza fuori di se ogni cosa. Quando Elhoim crea l'universo, nomina le cose (Dio disse Gn 1,3ss), cioé letteramente emette la Parola, il suo Spirito, e crea.
Il creato è emanazione dell'essenza di Dio, è Dio stesso.
Ognuno di noi è, perciò, una particella di Dio.
Ecco perché posso dire:
noi siamo uno e noi siamo tutto
noi siamo (tutti) un corpo solo e ognuno di noi ha un corpo
noi abitiamo in Dio e Dio abita noi
# Noi siamo uno e noi siamo tutto: siamo tutti partecipi dell'essenza stessa di Dio, siamo uno (noi stessi) e siamo tutto con la creazione intera.
# Noi siamo (tutti) un corpo solo e ognuno di noi ha un corpo: anche fisicamente, seppur in modo ancora a noi nascosto, siamo esseri individuali ma partecipi di un corpo allargato.
# Noi abitiamo in Dio e Dio abita noi: come dicono gli Atti degli Apostoli (17,28): In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poiché di lui stirpe noi siamo.
Noi uomini usiamo infatti esprimerci in questi termini: per dire che abbiamo lo stesso sangue di qualcuno, diciamo che siamo della sua famiglia, della sua stirpe, appunto.
Ecco allora che per dire che siamo della stessa sostanza di Dio, diciamo che siamo uno con lui e che lui abita in noi.
Per trarre una prima conclusione possiamo dire che la risposta a tutte le domande che ci facciamo sulla vita: chi siamo, da dove veniamo, qual'è lo scopo della nostra esistenza, le troviamo dentro di noi, perché è dentro di noi che Dio ha posto una scintilla della sua essenza, ed è lì che possiamo abbeverarci alla fonte della verita. Naturalmente, a differenza di quel che diceva Guzzanti, la risposta è giusta. Basta saperla trovare.
Alla prossima.

Juan Segundo



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*: qui e qui gli altri articoli.