preso per mano e accompagnato nella vita... |
Sono gli Angeli che scelgono i loro eletti, coloro che saranno, col tempo, loro messaggeri tra gli uomini.
In queste pagine iniziali del libro Il tuo angelo parla, si racconta del primo incontro di Andrea con gli Angeli. Ancora non c'era coscienza piena di cosa questi fatti avrebbero significato per l'avvenire, ma Andrea poteva già familiarizzare con quelle presenze che accompagnano ancor oggi la sua vita.
Primo Gennaio 1970.
In un piccolo paese di una piccola
provincia nasce un bambino che verrà chiamato Andrea. (...)
Incominciò a camminare molto presto
e così a conquistare metro dopo metro l'ordine del suo spazio, fino ad occuparne
di sempre più smisurati.
All'età di tre anni si ammalò di broncopolmonite
e successivamente di pleurite grassa: i suoi polmoni, cioè, si riempivano di
catarro e questo gli provocava la difficoltà di riempire d’ossigeno i polmoni.
Venne ricoverato d'urgenza presso
l'ospedale locale e portato ad un stato di coma farmacologico: il sonno
profondo...
“Ricordo il corridoio, la stanza
e la parete in vetro che dava sul corridoio; ricordo uno strano letto, e che chiesi
all'infermiera cos'era. Lei mi rispose che era un letto speciale, il letto usato
dagli indiani. Ricordo che mi deposero in quel letto e chiusero le tende; ricordo
che anche i miei occhi si chiusero.”
Da questo momento inizia la sua vera
vita, il suo primo passo verso la luce, e verso chi ancora non conosceva, un
cammino breve ma intenso, senza fatiche ma anche senza riposo...
“Vidi ad un certo punto una luce
intensa, forte a tal punto che a fatica riuscivo a tenere gli occhi aperti Quando mi abituai a quella luce, vidi venire
verso di me due persone, silenziose ma sorridenti, che mi presero per mano, e
mi accompagnarono in uno spazio senza fine.
C’erano tante luci grandi e in
movimento. Chiesi loro dov'era mia madre, mi fecero voltare e mi dissero:”Guarda,
è laggiù che sta riposando.”
Vederla mi emozionò, perché mi
mancava molto. Ma lei non poteva sentire: dormiva su una vecchia brandina, e
tra le mani teneva i ferri per lavorare la lana.
Mi rigirai nel mio lettino e attorno
a me vidi tante persone, una più bella dell'altra, che mi accarezzavano, sorridevano e ad ogni
carezza sentivo un calore speciale. Erano tutti uguali, e sentivo che erano cariche
d'amore, quell'amore che ancora oggi porto con me.
D’un tratto si avvicinarono altre
due persone, un uomo e una donna, che emanavano una gran luce; si abbassarono e
mi dissero, mentre passavano le mani sulla mia testa e sul mio cuore:“E' tempo
di ritornare, non puoi stare ancora qui, amore nostro*, ma ricorda che devi
portare la luce che hai dentro sempre con te, e devi darla a chi ne avrà
bisogno. Il cammino sarà lungo.”
Io non volevo andare via, volevo
restare lì, tra calore e coccole, tra amore e luce, ma mi allontanarono e mi
sentii come risucchiato e un dolore forte al petto e su tutto il corpo si
amplificava in un pianto di malinconia, come se mi avessero strappato via da chi
più amavo al mondo.”
Passò un mese da quel risveglio, e
quel bambino dimostrava di non aver sofferto affatto la malattia, anzi era più
vitale che mai.
Si pensava che quel coma avrebbe
danneggiato, anche se in minima parte, il cervello e che i tempi di recupero sarebbero
stati lunghi. Invece si dimostrava sempre più forte, nonostante la sua
gracilità fisica.
Gli Angeli gli avevano dato forza,
amore ed energia; avevano scelto per lui un destino futuro in aiuto agli uomini;
qualcuno era stato assegnato per la sua protezione. Tuttavia, allo stesso modo,
c’erano ombre oscure che volevano annientarlo, rendendo la sua missione più
difficile.
Dall'Alto sapevano già che altre
entità si sarebbero opposte a questo disegno divino, e che Sataniele non avrebbe permesso che un essere terreno
divenisse il suo primo nemico, perciò avrebbe fatto di tutto per annientare
questo disegno.
Nel frattempo Andrea cresceva e con
lui c’erano sempre entità pronte a difenderlo e a proteggerlo, altre ad
istruirlo, ed altre ancora ad accudire il suo amore, così che crescesse sempre
più forte.
“Ricordo, che quando andavo a
giocare per i campi, allora avevo 5 anni, sentivo sempre voci che mi mettevano
in guardia, che mi suggerivano dove c’erano i pericoli, e cosa potevo
raccogliere per nutrirmi senza correre rischi. Ricordo ancora che quando
andavo a scuola, c’era sempre chi mi aiutava nelle mie difficoltà, ma anche chi
cercava di annientarmi.”
Juan Segundo
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